Festa di San Giovan Giuseppe della Croce a Ischia
La festa di San Giovan Giuseppe della Croce, molto sentita sull’isola, ha due date: quella religiosa cade il 5 marzo, giorno della morte del santo, mentre i festeggiamenti pubblici ricorrono la prima domenica di settembre. La festa di San Giovan Giuseppe della Croce si tiene a Ischia Ponte, quindi sul versante orientale dell’isola.
Storia di San Giovan Giuseppe della Croce
Carlo Gaetano Calosirto nacque il 15 agosto 1654, terzo di otto figli: la famiglia era agiata e abitava sul Castello, ma la madre fu colta dalle doglie nel paese e partorì in una modesta casetta, ancora oggi visitabile, con ripide scale tipiche di Ischia Ponte.
Studiò presso il convento dei padri Agostiniani e a 15 anni prese i voti, aderendo ai Francescani dell’ordine scaturito dalla riforma promossa da San Pietro d’Alcantara, spagnolo (per cui si chiamarono Alcantarini). Carlo Gaetano Calosirto promosse un’austera vita penitenziale con lo scopo di restaurare la povertà del francescanesimo primitivo, e scelse il nome di Giovanni Giuseppe della Croce.
A 20 anni l’Ordine lo mandò insieme ad alcuni confratelli a fondare un nuovo convento a Piedimonte d’Alife, e presto Giovanni Giuseppe ne divenne Padre guardiano.
Le sue capacità e la sua alta spiritualità lo resero una figura di primo piano della religiosità napoletana nel periodo della tarda Controriforma: ebbe l’incarico di dirigere 70 monasteri, e quando all’interno dell’Ordine ci fu una scissione fra la componente spagnola e quella italiana, Giovanni Giuseppe, nel 1702, fu eletto all’unanimità primo Provinciale dagli Alcantarini italiani e con questo ruolo intervenne negli ambiti della riforma dei costumi, della disciplina ecclesiastica e dell’osservanza della regola.
Dopo due anni, chiese di lasciare l’incarico per dedicarsi alle folle di derelitti e poverissimi di cui Napoli era traboccante. Fu guida spirituale di molti nobili napoletani, di Alfonso Maria de’ Liguori, anch’egli poi divenuto santo, e del filosofo Gian Battista Vico. Grande comunicatore e dotato di indubbio carisma, l’assoluta povertà in cui scelse di vivere (lo chiamavano il “Santo dalle cento pezze” perché indossò per tutta la vita il suo primo saio, che inevitabilmente fu più e più volte rammendato), le continue mortificazioni corporali, le estasi, il dono della profezia e le levitazioni, come i miracoli che gli attribuirono, fra cui quello della resurrezione del marchesino Gennaro Spada, lo fecero apparire ai contemporanei un santo già in vita.
Morì nel convento principale degli Alcantarini, quello di S. Lucia al Monte, a Napoli, nel 1734 e nel 1839 fu proclamato Santo ed è il Patrono dell’isola (insieme a S. Restituta) oltre che del comune di Ischia. Il corpo è stato custodito nel convento dove operò fino al 2003, quando il vescovo Padre Filippo Strofaldi riuscì a farlo tornare definitivamente a Ischia, dove è stato accolto nella chiesa di S. Antonio alla Mandra.